Per alcuni, la felicità è una questione infantile, una dimensione ingenua e idealizzante. Altri l’hanno cercata ma non l’hanno trovata, finendo con rinunciare a crederci. Il problema è innanzi tutto che non sappiamo cosa sia: crediamo di saperlo, invece no.
Gli oggetti delle nostre dipendenze si sono oggi allargati al campo tecnologico. La capacità di rompere un’abitudine radicata ci consente di osservare gli stati d’animo successivi al “risveglio”, come indicatori dei nostri bisogni, limiti e fragilità.
Le relazioni affettive sono il luogo dove emergono le nostre verità più essenziali. Il partner diviene la figura primaria di riferimento, sulla quale proiettiamo i nostri irrisolti emotivi e con la quale adottiamo i modelli relazionali appresi nell’infanzia.