Un’intuizione che viene seguita, un’immagine che viene accolta, un ascolto che diviene profondo… Una sedia che ospita forse una nostra Alterità che chiede e aspetta di essere vissuta e sperimentata…

Bice oggi è sola in casa. C’è silenzio, intuisce che è un momento magico che non si ripeterà facilmente nella sua vita quotidiana indaffarata, di madre e donna che lavora. Si siede su una sedia e ne mette un’altra davanti a sé, vuota.
«E adesso? Cosa sto facendo?», chiude gli occhi e attende. Dopo un tempo indefinito, comincia a scorrerle davanti la sua vita. Immediatamente vede, dietro le palpebre abbassate, eventi che ha vissuto, momenti belli e altri di cui si vergogna davanti a se stessa. «Quanti errori!», esclama, forse a voce alta, forse dentro di sé. Piano piano si calma e il suo severo giudice sembra ritirarsi per un po’. Ricorda gli insegnamenti impartiti da un’educazione che considera oggi troppo rigida. «Non sei qui per giudicare i tuoi genitori», le sussurra una vocina dentro.
La vita continua a scorrerle davanti in un ordine quasi cronologico: gli incontri, gli amori, gli abbandoni. Tutto scivola davanti a lei. Il marito, i figli, il lavoro. La magica chiamata dall’Oriente, da un maestro zen di cui qualcuno le aveva parlato e che la attrasse in una terra lontana. Là, in lei nacque interiormente qualcosa di nuovo, arrivò in una dimensione sconosciuta ma che già aveva fatto capolino, di tanto in tanto, dentro di lei. Momento di vuoto interiore nella sua casa silenziosa. Tutto sembra fermarsi: non scorre altro davanti ai suoi occhi chiusi.
Inizia a sentire il battito del suo cuore e a ricordare qualche brandello di sogno, di cieli infiniti, di personaggi misteriosi di altre epoche, che le annunciano messaggi diversi ma sempre sul versante dell’interiorità. Pensa: «Forse era venuto a trovarmi in sogno qualche saggio, un eremita o un mistico che è riuscito ad amare soltanto la Luce e ora risplende nel firmamento illuminato per l’eternità». Subito dopo la mente di Bice tenta di intervenire con la sua tipica invadenza razionale che le suggerisce che forse tutto è un’immensa sciocchezza: ma ormai una dimensione sconosciuta si fa sentire chiaramente.

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