Una relazione basata sulla presenza richiede consapevolezza di sé e dell’altro, percependo un campo comune che trascende i due punti di vista e il diverso sentire. Ne scaturisce una comprensione che ci connette a una matrice comune.
Un giorno il coreografo ricordò ai suoi danzatori l’importanza delle tre R: relazione con se stessi, relazione con gli altri e relazione con l’infinito. L’importanza di attivarle contemporaneamente affinché il proprio movimento potesse essere efficacemente comunicativo, capace di trasmettere un messaggio reale, cioè frutto di un’esperienza cosciente. Ciò che si definisce “presenza scenica”.
I danzatori credettero di aver compreso e si misero subito all’opera attraverso esercizi di improvvisazione, ma si accorsero ben presto che capire un concetto è ben diverso dal riuscire a metterlo in pratica: per raggiungere autenticamente questo risultato fu necessario un lungo training. Si accorsero della necessità di riconoscere e stare con alcuni bisogni, dei loro gesti stereotipati, per riuscire a lasciarli pian piano andare, fino a sentir fluire qualcosa di vero: nulla da dover dimostrare, poco da cui scappare, tutto da ascoltare.
La danza nasce con l’uomo, come espressione sociale e rituale di contatto con il divino. Racconta ciò che le parole non dicono, mostra ciò che gli occhi non vedono. Nasce come relazione con l’ulteriore, come preghiera.
Inoltre, la relazione si basa sulla comunicazione e sembra scontato che possa stabilirsi facilmente solo perché siamo davanti a un interlocutore, ma non è detto che ciò possa accadere se mancano alcuni ingredienti essenziali.
Come parliamo con gli altri? Pensiamo a quando il parlare è affermazione delle proprie opinioni senza tenere in alcun conto le loro. Oppure, anziché ascoltare, ci perdiamo nelle nostre fantasie o stiamo già pensando a cosa rispondere. Quando, come posseduti, rovesciamo sfoghi, accuse, ma anche erudizioni come se fossimo da soli. E magari lo stesso fa chi abbiamo di fronte, palleggiando ragioni autoreferenziali: un dialogo tra sordi. Non avviene uno scambio, un confronto, tantomeno un incontro.