Una interessante metafora fra interno ed esterno, ricca di spunti di riflessione e di possibilità di comprendere come tutto è connesso. Il nostro lavoro interiore può modificare profondamente i nostri punti di vista.
Ormai da alcuni decenni si levano appelli in favore della salvaguardia climatica del nostro pianeta, pressoché inascoltati dalle potenze economiche mondiali, ma tenuti vivi dalle giovani generazioni il cui futuro dipende dal rispetto del meraviglioso e fragile equilibrio ormai violato e continuamente leso da uno scriteriato utilizzo delle risorse energetiche.
Leggendo la bella rubrica da poco pubblicata su questa rivista, a cura di un esperto climatologo (che ringrazio per la preziosa supervisione a questo articolo), si imparano molte cose: per esempio la differenza tra clima e meteorologia, dove il primo corrisponde alle caratteristiche atmosferiche medie di una determinata zona, mentre la seconda allo stato atmosferico contingente in un momento e un luogo precisi. Da cui si evince che le variazioni che possiamo quotidianamente percepire del tempo meteorologico sono molto più sott’occhio di quelle climatiche osservabili invece solamente sulla lunga distanza. Si tratta sempre di condizioni atmosferiche, ma cambiano le scale temporali e di conseguenza anche la nostra percezione. Questo è probabilmente uno dei motivi per cui sentiamo poco o per nulla l’urgenza di ciò che sta capitando sul lungo periodo, ma siamo concentrati sugli eventi catastrofici.