Una donna straordinaria, capace di liberarsi delle gabbie culturali e sociali per intraprendere la sua strada verso se stessa e parlare poi al cuore degli altri. E un incontro straordinario, quello con Nietzsche.
«Bisogna ricordare che il Narciso del mito non sta davanti a uno specchio artificiale, ma davanti a quello della natura: forse non scorge nell’acqua solo se stesso, ma anche se stesso, in quanto egli è insieme a tutto il resto; se così non fosse stato, egli non avrebbe forse indugiato a guardare, ma sarebbe fuggito. E difatti nel suo viso non leggiamo forse da sempre accanto all’estasi anche la melanconia? In che modo le due cose si fondano in una? Felicità e dolore, quello stato in cui si viene sottratti a se stessi e quell’altro in cui si viene respinti su se stessi, abbandono estatico e autoaffermazione – su questo solo il poeta saprebbe conferirgli espressione».[1] Queste sono le parole di Lou Von Salomè rapita nel momento in cui dichiara, nella sua autobiografia, in che modo lei si riconcilia con Dio. Come Narciso si riconosce nello specchio della natura, anche Lou ritrova Dio nella totalità dell’esistenza, quel Dio da cui si era allontanata da tempo.
[1] Andreas von Salomè L. (1977) La materia erotica. Scritti di psicanalisi, a cura di Jutta Prasse, Edizioni delle donne, Roma, p. 139.