Apprendiamo la storia dando fiducia assoluta a quanto ci raccontano i “grandi”, e alla loro visione del mondo. Cresciamo con dei presupposti netti, quanto spesso inconsci. Il percorso di crescita ci chiede di rivisitare in chiave critica e personale le idee che sono state costruite per la massa.

Ciascuno di noi almeno una volta ha sentito un anziano o un professore pronunciare l’adagio: «La Storia è maestra di Vita». Ma possiamo sinceramente affermare che sia così? Possiamo, cioè, intravedere nel susseguirsi delle vicende umane un procedere per conoscenza e consapevolezza? E ancora: a quale Storia si riferisce il nostro adagio? Quale insegnamento si può trarre dalla narrazione di fatti o eventi di cui abbiamo avuto notizia attraverso manuali o libri scolastici, ovvero attraverso la “versione ufficiale”?
Certo, un rigoroso metodo storico e scientifico imporrebbe una totale imparzialità nel riportare fatti certamente avvenuti, rinvenibili attraverso fonti autentiche, rispetto alle quali lo storico dovrebbe porsi in una posizione di terzietà, trattando gli eventi e i loro protagonisti come un osservatore esterno farebbe, per di più agevolato dalla distanza temporale che lo separa da essi.
Tale atteggiamento distaccato e intellettualmente onesto potrebbe essere paragonato, in qualche modo, a quello richiesto a un buon giornalista. Eppure, chiunque abbia dimestichezza con la Storia sa che essa è purtroppo tutt’altro che il frutto di un atteggiamento di questo tipo.
“La Storia è scritta dai vincitori” recita un altro adagio che ci suggerisce, in maniera elegante, di non arroccarci sulla torre delle certezze e della verità assoluta, poiché esse potrebbero essere il frutto di una manipolazione determinata dall’esito degli eventi; piuttosto ci invita a guardare ai fatti storici con la consapevolezza che ciò che ci viene narrato altro non è che un punto di vista su una determinata situazione. Un punto di vista che spesso getta nell’ombra gli sconfitti ed esalta gesta eroiche, dietro le quali si celano a volte veri e propri abomini.

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