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Gent.mo Prof. Serra,
In questi tempi durissimi, con la guerra che incalza e che già ha prodotto terribili sofferenze a milioni di persone, è difficile mantenere nel nostro cuore la bellezza e la speranza, e riuscire a dare un senso alla vita, riuscire ad andare avanti con il lavoro e i nostri impegni, mentre ci stiamo auto-distruggendo. Come può aiutarci la spiritualità in un momento tanto oscuro? Come dare un senso accettabile a ciò che sta accadendo e che già, nella storia umana, è successo troppe volte?
Franz Joseph Haynd, famoso musicista austriaco, pubblicò nel 1787 un’opera orchestrale intitolata Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze (Le sette ultime parole del nostro Salvatore sulla croce), della quale fece altre tre versioni. Ogni sonata costituisce un’autentica meditazione musicale. Per rispondere alla sua domanda, mi accingo a evidenziare tre di queste sette parole. La prima, sul perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». La quarta, sulla solitudine, l’abbandono, l’angoscia, il grido esistenziale: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», nel quale Gesù usa la stessa espressione del salmo 22. La settima, sulla fiducia: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito», secondo l’espressione del salmo 31.