le fonti della vita


Daniele Giglioli ha scritto un libro molto interessante Critica della vittima, che inizia con una frase distruttiva che bisogna interpretare correttamente, conoscendo il contesto dell’opera: «La vittima è l’eroe del nostro tempo». Mi riferisco alle ferite che menziona… Non c’è bisogno di esaminarle tutto il giorno, come se non esistesse altro. Arriva un momento in cui pensare di curarle, cioè, di smettere di essere vittime. Una ferita non scompare, però sì che può cicatrizzarsi. Quando questo accade, già non fa più male. Si conserva nella memoria, anche nel corpo, e si traduce come saggezza di vita. Rimane un segno. Questo lavoro psicologico acquisisce una nuova dimensione in campo spirituale. Gesù riceve cinque profonde ferite, prodotte dai chiodi nelle mani e nei piedi, e da una lancia nel costato. Quando risuscita, le ferite, definite solitamente piaghe, rimangono ben visibili. Si chiamano anche stigmate, parola latina che significa marchio inferto sulla pelle con un ferro rovente. Di fronte al dubbio di Tommaso, Gesù gli chiede di mettere la mano sul suo costato. Il contatto con la piaga provoca in Tommaso uno degli atti di fede più vibranti. La spiritualità non annulla la psicologia, ma la sviluppa fino alla sua pienezza.