C’è un’altra dimensione che si situa nell’ambito della fede e che, per lo meno, vale la pena di suggerire. Gesù prega nell’orto degli ulivi, mentre i suoi discepoli dormono. Senza coscienza, non c’è vita spirituale. In poche ore, soffrirà un giudizio ingiusto, maltrattamenti fisici, un’esecuzione di morte. Gesù, cosciente di questa realtà, prega così: «Abbà, Padre! Tutto è per te possibile. Allontana da me questo calice amaro. Ma non sia fatta la mia volontà, ma la tua» (Mc 14,36). La volontà di Dio è che annunci la Buona Novella, ma i poteri mondani lo vogliono eliminare per questo motivo. Scoprire la volontà di Dio e portarla a termine, nella mia vita, può comportare il sacrificio per mia propria volontà. Il sacrificio, aprendosi alla prospettiva divina, acquisisce qui la sua massima espressione. L’autorealizzazione, uno dei valori più quotati nel mercato attuale, passa in secondo piano. Nella vita quotidiana, in certe occasioni, essere padre o madre si considera erroneamente un ostacolo all’autorealizzazione. Autorealizzarsi non è compiere soprattutto i miei desideri, ma sviluppare la mia capacità amorosa diventando un dono per gli altri, perché l’essenza della vita è dono e non conquista.
UNA VISIONE POLIEDRICA DEL SACRIFICIO
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- Scritto da LLUÍS SERRA LLANSANA
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