la febbre del pianeta


La fisica ci insegna che anche in natura, dove solitamente si osservano transizioni continue, in realtà esistono discontinuità: le sostanze esistono in tre stati della materia: solido, liquido e gassoso, e il passaggio da uno stato all’altro avviene a una precisa temperatura, tipica di ogni sostanza. La temperatura di fusione del ghiaccio (passaggio dallo stato solido a quello liquido) avviene a 0 °C. Ecco che cominciamo a intuire la conseguenza enorme di quel grado centigrado. Tornando al nostro polo nord, in pochi decenni la zona artica ha visto ridursi quasi della metà il proprio ghiaccio marino nella stagione estiva, ed è possibile che esso scomparirà definitivamente entro il 21° secolo. Ma, più vicino a noi, anche i ghiacciai terrestri, vere e proprie sentinelle del global warming, hanno già subito una drastica riduzione in termini di area e volume: il ghiacciaio della Marmolada nell’ultimo secolo ha perso il 90% di volume e tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto. Oltre alle inevitabili conseguenze sulle risorse idriche, che vedremo più nel dettaglio in seguito, la perdita di ghiaccio terrestre, insieme all’espansione termica degli oceani, è la causa principale dell’innalzamento del livello marino, che sta accelerando e solo negli ultimi 20 anni ha visto un ritmo di quasi 4 mm all’anno.