Il problema nasce quando le concentrazioni di questi gas vengono alterate, modificando così l’equilibrio energetico e radiativo dell’atmosfera e del pianeta, ed è purtroppo ciò che ha fatto l’uomo nel corso degli ultimi 150 anni, e che sta tuttora facendo. Nel nostro immaginario collettivo, almeno quello della cultura occidentale, rivoluzione industriale significa progresso e benessere. Possiamo pensare al motore a scoppio come il paradigma della rivoluzione industriale: riuscire a generare energia meccanica dalla combustione, un miracolo tecnologico che ha portato alla nascita, per esempio, dei veicoli moderni e delle centrali termo-elettriche che portano l’energia elettrica nelle nostre case. Il motore a scoppio libera energia bruciando combustibili fossili, cioè ossidando il carbonio contenuto nel gas naturale, nel petrolio (o suoi derivati), e nel carbone.
Purtroppo, questo processo, oltre agli innegabili vantaggi produttivi, pone diversi problemi ambientali. Primo fra tutti, un problema di sostenibilità. Dobbiamo considerare che sono serviti milioni di anni affinché il carbonio si accumulasse a formare i giacimenti naturali che l’uomo sta sfruttando, attraverso il deposito di residui organici, complessi fenomeni chimici e lunghi tempi geologici.
L'UOMO E LA CRISI CLIMATICA
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- Scritto da GABRIELE ANTOLINI
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