Nel momento culminante della liturgia eucaristica, il celebrante ricorda la memoria di Gesù nell’ultima cena, quando dice, tenendo del pane nelle mani: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo» (Mt 26,26). Dopo, con il calice di vino, dice: «Bevetene tutti, questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza». La spiegazione teologica per questa trasformazione prende il nome di transustanziazione. Un’immagine che racchiude tutto il processo spirituale profondo. La materia viene penetrata dalla forza divina.
Rimane aperta la domanda: «In che modo il nostro corpo materiale si trasforma durante l’evoluzione spirituale?». Se c’è un’autentica pace interiore, la ripercussione nel corpo è una conseguenza inevitabile. Il corpo richiede un ritmo di vita adeguato, nutrito di silenzio, meditazione, alimentazione sana e pratiche salutari. Se la sinfonia del cuore è penetrata dalla musica di Dio, il corpo non può evitare di vibrare con la stessa frequenza. Il corpo non inganna. Siamo unità. Funzioniamo in tandem. Ciò nonostante, questa dimensione non significa che si goda sempre di buona salute e benessere fisico. Il corpo può accusare dolori e malattie. In molti casi, questo provoca un’evoluzione spirituale impensabile, se si affronta l’esperienza come si dovrebbe. Il linguaggio di Dio prende molti aspetti e la sofferenza fisica, senza per questo andare a cercarla, è uno di questi. Ci permette di concentrarci nell’essenziale e acuire la nostra coscienza. Quando San Francesco d’Assisi abbracciò un lebbroso, sfigurato e repellente, scoprì che stava abbracciando Dio. Alchimia spirituale.
IL CORPO NELL’EVOLUZIONE SPIRITUALE
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- Scritto da LLUÍS SERRA LLANSANA
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