Uno dei momenti straordinari della vita di Gesù corrisponde alla sua trasfigurazione. Pietro, Giacomo e Giovanni lo accompagnarono sulla cima di un alto monte. Lì Gesù si trasfigurò: «Il suo volto si fece risplendente come il sole e le sue vesti candide come la luce» (Mt 17,2).
Videro che parlava con Mosè ed Elia. I discepoli, avvolti da una luce brillante, sentirono una voce che usciva dalla nube: «Questo è mio figlio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo» (Mt 17,5). L’amore è il motore della trasformazione. Solo chi è stato trasformato può trasformare gli altri. Per questo bisogna coltivare l’ascolto e la pratica del discepolo. La loro reazione fu immediata: «All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore» (Mt 17, 6). Gesù li invitò ad alzarsi e a non avere paura. Scendendo dalla montagna disse loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17,9). Prima di trasformare questa esperienza in una notizia, dovevano convertirla in esperienza profonda. Non c’è conquista. Questa visione è un dono. Gesù, nella sua vita ordinaria, non era mai apparso così, ma nel suo stato lo era sempre. Si tratta di visione, oltre l’apparenza, e di vita. Un’anticipazione della resurrezione.
Una volta mi recai alla certosa di Montealegre, vicino Barcellona, con un gruppo ristretto. Il priore mi disse, quando entrammo in sala per salutarlo, che aveva sentito la presenza dello Spirito in noi. La sua visione era così sublime da contrastare con la mia esperienza di limite e insignificanza. Come può vedere questo in me?
IL CORPO NELL’EVOLUZIONE SPIRITUALE
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- Scritto da LLUÍS SERRA LLANSANA
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