le fiabe terapie per il cuore


Le fiabe, scrive Marie Louise von Franz, che ha dedicato grande parte della sua vita al loro studio e classificazione, nascono per poter narrare un evento straordinario, che esce dalla concretezza quotidiana e risulta incomprensibile alla ragione. Per esempio, un giorno accadde che nel bosco un cacciatore venga salutato da una volpe, dotata di parola: sarà l’annuncio della sua prossima fine e diventerà il racconto di un incontro straordinario, dell’intervento dell’animale che converte, che conosce i segreti della vita e della morte e talvolta incrocia il cammino degli esseri umani. Si tratta di storie che rivelano le trame nascoste del nostro destino, offrendo una lettura altra, un’immagine diversa di noi stessi e degli accadimenti che capitano. 
Nelle civiltà ancora legate alla natura, dove tuttora non arriva la corrente elettrica (come nel paese africano dove sono solita passare qualche settimana all’anno) le donne raccontano fiabe quando il sole è calato e il buio conosce solo la luce delle stelle: la letteratura orale ha un legame profondo con il femminile e la notte, perché aiuta a lasciare emergere la chiarezza nel cuore dell’oscurità, a far nascere il nuovo giorno. Le fiabe partoriscono un nuovo modo di concepire la vita.
Un altro motivo apparentemente semplice, ma non per questo meno efficace, è il fatto che ascoltare un’altra storia, simile alla nostra, allevia la solitudine e il dolore: anche gli eroi e le eroine si smarriscono, restano orfani, hanno paura, vivono difficili peripezie, conoscono presenze che li stregano, li ammaliano o li aiutano, perdono gli amanti per poi ritrovarsi alla fine riconosciuti nella loro vera essenza. Le fiabe parlano al cuore, ne conoscono il linguaggio: non correggono né si pongono frontalmente, ma accompagnano con saggezza profonda le nostre vicende, in cui possiamo riconoscerci, se il tempo è opportuno, quando la nostra coscienza è distratta, se la nostra anima è pronta a nuove letture.