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Gentile dott.ssa Finetti, ho letto in una sua precedente rubrica che lei ritiene le donne degne di poter celebrare la messa cristiana e divulgare i Vangeli. Penso che questo sia giusto, però, quello che leggo nei testi sacri mi provoca un contrasto, in quanto la donna è sempre descritta come sottomessa all’uomo e spiritualmente indegna. Come mai questa discrepanza tra ciò che ritengo giusto e quello che ci insegnano le sacre scritture
Gentile Lettrice, la ringrazio per tornare su questo argomento che tocca molte donne, anche se non a livello razionale. La nostra parte cosciente dice: “Penso che questo sia giusto”, però… emerge un’insicurezza profonda, emotiva che nasce dall’assimilazione, durante i secoli e le generazioni femminili, di parole in forma di “legge sacra”. Parole di una legge alla quale ci siamo sottomesse, come a qualcosa di fatale e indiscutibile. Questa “legge sacra” che ci arriva dalle scritture ha il potere di bloccare la nostra parte emotiva, la stessa parte più fragile che si sottomette al volere genitoriale e non osa mettere in discussione qualcosa che è “Legge”. A volte non osiamo neanche “pensare” diversamente, sentendo nascere un senso di colpa profondo, una “discrepanza” come lei la definisce, che ci costringerebbe a lasciare il terreno conosciuto e accettato degli avi, per una libertà della quale non conosciamo la portata e i confini.