Chi afferma che non valga la pena lavorare tanto su se stessi per farne esperienza “solo” quattro volte, non ha mai vissuto quello di cui stiamo parlando. Plotino spesso usa la metafora dell’atto erotico per cercare di far capire ai suoi allievi il senso dell’esperienza da lui vissuta: mentre in tutta la vita possiamo avere innumerevoli rapporti sessuali, solo rarissimamente esperiamo uno stato di fusione così grande e intenso da lasciarci attoniti e stupefatti. E quei momenti marcano un ricordo indelebile nella nostra vita e possiedono, inoltre, un carattere catartico e trasformativo. La seconda derivazione dell’Uno, l’Anima, è la sede degli ostacoli che il Nous incontra nel suo tentativo di fusione. L’Anima, per Plotino, è divisa in due parti: quella legata al Nous e quella legata al mondo dei sensi, quindi anche alla nostra storia e alle esperienze che abbiamo fatto. Se l’anima è ferita, il suo contatto con il Nous è ostacolato. In questo caso è necessario, prima ancora di cercare uno stato di fusione, prendersi cura dei suoi dolori e cercare di alleggerirli. Ci sarebbe ancora moltissimo da dire, ma possiamo concludere dicendole: non si faccia sedurre dall’idea che il ricordo di sé possa diventare un’esperienza stabile e definitiva. D’altra parte, non si lasci nemmeno affascinare dalle sirene del pessimismo nichilista: il contatto con l’Uno, foss’anche vissuto una sola volta durante tutta una vita, restituisce un senso e un valore che è, forse, proprio quello che manca a un mondo in guerra come il nostro. Saluti cordiali.
IL RICORDO DI SÉ
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