Possiamo considerarla, quindi, un’attività di recupero: le sollecitazioni esterne, gli eventi che ci capitano, i successi o i fallimenti “imprigionano” l’Io nelle reazioni emotive che tali eventi provocano, inducendolo a identificarsi con la realtà esterna. Il ricordo di sé, appunto, permette all’Io di riscattare se stesso. Ricordandosi di non essere il corpo, né le reazioni emotive o il processo del pensare, l’Io si introduce nella dimensione trascendente. Il grande merito di Gurdjieff è stato quello di aver chiarito un processo psichico che prima era comprensibile solo in chiave religiosa. Infatti, potremmo considerare il ricordo di sé la base psicologica di qualsiasi esperienza mistica. È la mistica, infatti, che permette all’Io di elevarsi dalla realtà fisica per cercare di raggiungere una dimensione più alta (che i religiosi chiamerebbero Dio) dalla quale poter osservare il mondo e se stessi, ricordandosi che nulla è per sempre. Se lei condivide con noi questa premessa, possiamo permetterci qualche riflessione ulteriore. Se il ricordo di sé è un’esperienza paragonabile a quella vissuta dai mistici, la mistica può venirci in aiuto nel cercare di arricchire la comprensione di cosa sia, di come si sviluppi e da quali ostacoli venga condizionato il ricordo di sé.
IL RICORDO DI SÉ
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