Se non ci lasciamo intrappolare dalle tendenze settarie di tutti i popoli che cercano di appropriarsi indebitamente della mistica, arrivando ad affermare che il proprio misticismo (cristiano, islamico, ebraico, pagano, ecc.) sia il migliore di tutti, possiamo affermare che il padre della mistica (che ha poi influenzato abbondantemente tutte le mistiche occidentali) è il filosofo greco Plotino. Costui afferma che esiste una realtà che fa da fondamento a tutte le altre; ossia che al di là della nostra quotidianità, dei piaceri e dei dispiaceri che viviamo, esiste l’Uno. Questo “Uno”, però, non è meramente un concetto filosofico, non possiamo descriverlo esaustivamente, ma possiamo farne esperienza psichica. (Plotino dovrebbe essere letto e studiato intensamente da tutti coloro che desiderano approfondire il concetto del ricordo di sé.) In che modo? Secondo Plotino, attraverso due “derivazioni” che provengono dall’Uno: il Nous e l’Anima. Il Nous è una funzione della mente che si attiva quando è in contatto con l’Uno, quando lo percepisce, quando “se ne ricorda”; per descriverlo lui usa la metafora del sole e della luna. Il sole è l’Uno, mentre la luna è il Nous. Questa metafora ci fa capire che lo stato di ricordo dell’Uno non è e non può essere un’esperienza stabile nel tempo: mentre il sole è inamovibile e fisso nell’universo, la luna, per sua natura, è instabile e mutevole. Non è un caso, infatti, che il principale allievo di Plotino, Porfirio, affermi che il suo maestro durante tutto l’arco della sua vita è riuscito a vivere uno stato di fusione con l’Uno per ben quattro volte.
IL RICORDO DI SÉ
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