La carriola


La carriola, un gioco sadico per sfuggire al proprio dolore. Un momento di lucida follia che genera un piacere smisurato nell’illusione di poter vivere, finalmente, alcuni attimi di libertà. Un segreto vergognoso, una commedia assurda e al contempo così realistica che ognuno di noi può trovarne traccia nella propria vita.
Da dove nasce questo trastullo? Ripercorriamo alla moviola il racconto e concentriamoci su due passaggi in particolare: il momento di estasi meditativa e l’effetto doloroso che ha generato.
Riguardo al primo, trovo interessante come questo spazio sopraggiunga delicato e imprevedibile, ed è così sottile la breccia che si apre nel cuore del protagonista, da essere da lui accolta. È così che lo spirito ci parla, con una voce quasi impercettibile e tuttavia chiara e comprensibile. L’uomo, che non ha mai un attimo di tregua tra onori e oneri, impegni e preoccupazioni, finalmente lascia andare il suo sguardo verso uno scorcio di bellezza e là si perde, anzi, là si ritrova. Dio si svela in quel momento. Finalmente, apre gli occhi verso qualcosa che mai aveva percepito, l’eco di una vita diversa che brulica e lo richiama da molto lontano. Potremmo definire questo attimo di illuminazione come il ravvivarsi di una fiammella sopita che risveglia con la sua luce la coscienza del nostro personaggio... È meraviglioso quando questo succede, perché può diventare il primo passo verso un possibile cambiamento.