se il chicco di grano non muore
Gesù inaugura un cammino per l’umanità. La morte non può spegnere la sete d’amore. Siamo di fronte a un panorama indescrivibile, del quale abbiamo solo alcune chiavi. Dopo la risurrezione di Gesù, si producono apparizioni e scomparse. Maria Maddalena non lo riconosce, lo confonde con un giardiniere. Quando mostra il suo attaccamento a Gesù, una volta svelata la sua identità, il maestro la contiene, perché le comunica che ancora deve giungere al Padre. La novità di Gesù risorto inaugura un nuovo tipo di relazione, più profonda, che culminerà con la venuta dello Spirito. Tutto il lavoro interiore si nutre del mistero pasquale. La parola Pasqua significa il passaggio, in questo contesto, dalla morte alla vita. Per raggiungere la nuova realtà della risurrezione ci sono prima da compiere dei passi imprescindibili. Tre domande. La prima: a cosa bisogna morire? La seconda, collegata al sepolcro: come affrontare il vuoto, quando lo sperimento? La terza, che necessita prima delle due precedenti: che novità implica nella mia vita la forza della risurrezione?
Il lavoro psicologico è riassunto nel simbolismo del labirinto di Chartres. Bisogna combattere i demoni che ci abitano. Con la forza dell’amore, tutto è possibile. L’ego ci gioca brutti scherzi e bisogna privarlo dello scettro con il quale guida la nostra vita. Il poeta Joan Margarit scrive: «Senza il dolore non avremmo amato». Disfarsi dell’ego ci rende vulnerabili. Se non ci togliamo l’armatura, impediamo che ci feriscano, ma non permettiamo all’amore di accarezzarci, con le sue molte dimensioni. Se fra queste non c’è la dimensione spirituale, può facilmente trattarsi di una caricatura ingannevole dell’ego. 
La morte è una fase dolorosa, ma la vertigine del vuoto può rendere indescrivibile la sofferenza. Non ci si può ricolmare di Dio se si è ricolmi di se stessi. Il vuoto genera angoscia, per questo si prendono tante scorciatoie per distrarsi. Il salmista recita: «Dal profondo a te grido o Signore» (Salmi 130). Gesù, sulla croce, fa sua la preghiera del libro dei salmi: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Salmi 22). Queste fasi di vuoto di solito coincidono con la notte oscura dell’anima. Quanta più oscurità ci circonda, quanto più chiara appare prima o poi, alla nostra vista, la luce delle stelle. La risurrezione di Gesù ci ricorda che la morte non è la fine e che per raggiungere la pienezza bisogna seguire la dinamica del chicco di grano, che così si riassume: «Se il chicco di grano, quando cade a terra, non muore, rimane solo, ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna» (Gv. 12:24-25).