il sacrificio del re
Si tende generalmente a dare minore importanza al rapporto con l’esterno, che invece per le persone che hanno una coscienza introvertita racchiude i tesori del profondo, mentre per chi è naturalmente dedito all’esterno occorrerà una inversione di energia per dedicarsi al sentire più intimo. Per entrare in contatto con il proprio Sé, occorre lasciar emergere la nostra parte sconosciuta e misteriosa, ritirando la forma di coscienza che abbiamo a disposizione, cercando di sospendere i meccanismi abituali, gli atteggiamenti consueti.
In alchimia si parla del sacrificio del Re, che rappresenta la parte dominante che ha governato fino a quel momento l’intero sistema, assolvendo alla sua funzione mediatrice. Ad un certo punto e all’improvviso, il sistema si sclerotizza ed occorre rinnovarlo: il Re veniva messo a cuocere in bagni caldi, a sudare fino a liquefarsi; veniva sminuzzato, filtrato, trattato, smembrato e fatto a pezzi, per poter preparare la nascita del bambino divino che crescendo ne prenderà il posto. Jung sostiene che bisogna “lasciar accadere”, facendo spazio al nuovo, ritirando le zone di coscienza, mettendosi in attesa e in ascolto: se riempiamo tutti gli spazi, nulla di nuovo può accadere. I contenuti emergenti ci prenderanno, ed è necessario “lasciarsene afferrare”, farsi travolgere per poi “mettere a confronto” la coscienza con i contenuti inconsci emersi (tra virgolette ho indicato le modalità che promuovono il cammino individuativo, l’incontro con il proprio Sé).