parlando di archetipi

Dioniso viene smembrato dalle donne infuriate, Giona deve stare nel ventre della balena per ritrovare il senso della sua vocazione, Osiride è fatto a pezzi e ricomposto, Cristo muore sull’albero-madre della croce per scendere nell’oscurità e ritornare alla luce, glorificato. Nella mitologia egizia, Iside pone sulla strada del potente dio Ra un serpente velenoso, un ‘venerabile verme’ che gli provocherà sofferenze indicibili, e soltanto Iside stessa potrà guarirlo: assassina o medica? L’archetipo ha un doppio volto, perché contiene in sé le contraddizioni e le paradossalità della psiche: vita e morte sono due aspetti della medesima soglia. Nel medioevo e nei proverbi africani si afferma che quando si piange una morte in un mondo, in un altro viene festeggiata una nascita. Gli archetipi, come vede, non sono catalogabili o elencabili; ve ne sono alcuni che ritroviamo più spesso, come quello citato, o il Vecchio saggio o la saggia, che tanto spesso nelle fiabe indica ciò che la coscienza non sa trovare. Accanto ad essi sta l’eterno fanciullo, che contiene la forza del seme, la capacità di germogliare.