Non sottovaluto la difficoltà del compito che sta e state per affrontare, soprattutto in un tempo e in una civiltà che privilegiano la libertà individuale, le istanze dell’Ego, l’illusione di poter essere liberi in ogni nostro movimento. Ma il grande teologo ortodosso Yannaras scrive che l’autonomia è nemica dell’eros.
In modo saggio, lei pone la sua domanda non tanto agli amici e agli esperti ma al sogno, che conosce il nostro destino, al di là di tutte le aspettative che i nostri prossimi vivono e proiettano nei nostri confronti.
Sogno impressionante, come giustamente sottolinea, perché contiene molti elementi archetipici e iniziatici, che riveleranno nel tempo la pienezza del loro senso. Posso offrirle alcuni elementi di riflessione, lasciando a lei interpretazioni e conclusioni. La scena è un bosco, luogo naturale e sacro dove avvengono gli avvenimenti più significativi ed essenziali, che rovesciano quello che sentiamo e proviamo nella nostra vita quotidiana, come ci ricordano le fiabe. Lì si fanno incontri sorprendenti: lupi divoratori, gnomi, vecchietti sapienti che sembrano mendicanti, orchi, fate travestite, alberi che parlano, animali alleati… nei boschi ci si perde, per ritrovarsi. Come nelle fiabe c’è una piccola casa, contornata da molta gente: si sta per compiere un rito, e tutte le parti devono essere presenti. L’Io si sente oppresso perché vorrebbe essere sempre il solo a illudersi di decidere tutto, ma nei sogni le feste e gli assembramenti (se ordinati) parlano della nostra intera personalità, che riunisce tutte le nostre componenti.