Noi, se fossimo in te, urleremmo tutto il nostro dolore, lanceremmo pietre al cielo per scaricare tutta la rabbia che ci sorgerebbe contro tutti i maestri, contro tutti gli insegnamenti, contro Dio, ma soprattutto contro noi stessi, per non essere stati noi ad andarcene prima della nostra amata, per essere rimasti in questo mondo quando una parte di noi lo ha lasciato. E tu invece cosa fai, Cristoforo? Trovi il tempo per scriverci! Ossia, anche in una situazione come quella che stai vivendo, hai trovato la forza di condividere con noi il tuo dolore e di chiederci aiuto! Proprio questo ci insegni con la tua lettera: non chiudetevi nel vostro dolore, anche quando vi sentite morire. Cercate sempre una mano amica, anche quando tutto vi sembra perduto. Già solo da questo piccolo passo, da questo “insignificante” gesto capiamo che non è vero che tu hai perso tempo, in questi ultimi anni, lavorando su di te. Comunque, andiamo al sodo della questione: sei davanti a una scelta. Quella di vivere o di morire. E noi non vogliamo farti discorsi paternalistici, non vogliamo erigerci come giudici di coloro che non ce la fanno più, sommando al loro dolore quello della nostra incomprensione; il nostro è un Dio pieno d’amore e non un professorino “ingelatinato” che mette i voti a fine corso. Per coloro che vivono un grande dolore, la scelta di andarsene è l’opzione più semplice. Crediamo, però, che le soluzioni facili siano spesso le peggiori, le più improduttive, le meno arricchenti.
L’AMORE È IMMORTALE
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