Mentre i due testi sopracitati sono ben conosciuti fra gli studiosi di esoterismo, meno noto è il loro equivalente cristiano contenuto in particolare nel terzo libro della Pistis Sophia o Libro del Salvatore, uno dei più importanti testi gnostici di matrice egizio-alessandrina, rinvenuto nella seconda metà del ’700 in Egitto e poi ritrovato anche fra i testi di Nag Hammadi nel 1945.
Nel capitolo 111, è descritto il viaggio dell’anima nell’aldilà, dopo la morte: Quando, dunque, giunge a compimento il tempo di quell’uomo, esce per prima l’ora fatale e, per mezzo degli arconti, conduce l’uomo alla morte. Vengono poi i ricevitori erinnici, entità che traggono l’anima fuori dal corpo e lo accompagnano nel cammino che lo porterà in quelli che la Pistis Sophia definisce l’Amente e i luoghi del caos, corrispondenti al Duat egizio e al Bardo dei tibetani. Per superare le prove che incontra in questo stato, l’anima deve pronunciare il mistero che scioglie i sigilli e tutti i vincoli dello spirito di opposizione con i quali gli arconti la avvincono. Allorché l’anima avrà sciolto i sigilli Essa, tutta splendente, diventa un grande flusso luminoso e attraversa tutti i luoghi degli arconti e tutti gli ordini della luce,fino a raggiungere il luogo del suo Regno.
La Pistis Sophia è quindi un testo di matrice cristiana in cui tali argomenti sono affrontati in modo chiaro ed esplicito, esposti da un Cristo mai giudicante, ma che pone sempre in primo piano la possibilità dell’uomo di ricongiungersi al Padre Ineffabile: quest’Ultimo, altro non aspetta che le sue creature tornino a Lui.
LO STATO DI BARDO
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- Scritto da ANDREA BERTOLINI
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