negazionismo climatico
C’è una parola che negli ultimi anni compare frequentemente nei media quando si parla di crisi climatica: negazionismo. È una parola che evoca uno dei periodi più bui della storia contemporanea, una storia di atrocità perpetrate su intere comunità ed etnie. Nonostante le numerose testimonianze drammatiche, il dolore si amplifica nel riconoscere che ancora c’è chi non crede che tutto ciò sia mai accaduto. Oggi il termine viene usato, e forse abusato, per indicare coloro che non accettano i messaggi che ormai all’unanimità la comunità scientifica sta cercando di veicolare ai decisori politici, cioè che l’atmosfera del nostro pianeta sta sperimentando un riscaldamento mai così rapido, a causa delle emissioni di gas climalteranti prodotti dalle attività umane negli ultimi secoli. 
Cominciano a essere numerosi gli studi psicologici, antropologici e sociologici che studiano, categorizzano e cercano di trovare le cause di questo atteggiamento. Vi sono tante possibili ragioni per cui molte persone non sono disposte a credere a ciò che gli scienziati sostengono, anche se suffragati da evidenze solide. Vi sono ragioni di natura percettiva, altre di natura emotiva, altre ancora di natura sociale. Sono dinamiche che per comodità distinguiamo per capirle meglio, ma che il più delle volte sono presenti contemporaneamente e si influenzano reciprocamente.