la febbre del pianeta


I cambiamenti nel clima stanno già causando e causeranno nel prossimo futuro non solo una perdita consistente della biodiversità, ma anche delle funzionalità degli ecosistemi. Dal momento che flora e fauna procedono a velocità diverse nel loro spostamento verso habitat più congeniali, possono verificarsi alterazioni delle catene trofiche: alcuni animali, spostandosi più velocemente delle piante (o di altri animali), potranno avere più difficoltà a soddisfare la loro dieta.
La temperatura dell’aria regola anche il ciclo di vita di molti organismi: gli uccelli migrano con il sopraggiungere della stagione fredda, le piante escono dalla dormienza invernale e fioriscono quando le temperature superano una certa soglia. Le modifiche indotte dal riscaldamento globale portano a un complessivo anticipo delle fasi di sviluppo e delle dinamiche comportamentali: le piante fioriscono prima, gli uccelli migrano prima. Anche le migrazioni anticipate possono influenzare negativamente le catene trofiche e gli equilibri ecologici.
Abbiamo già visto come i regimi delle piogge si stiano modificando. In ambiente mediterraneo si sta osservando un aumento della frequenza e della durata degli episodi siccitosi. La scarsità delle risorse idriche, che si evidenzia nella riduzione delle portate dei fiumi, del livello dei laghi, della ricarica delle acque sotterranee, della copertura nevosa, porta a impatti significativi negli ecosistemi che dipendono da tali risorse. Una vegetazione più secca può inoltre rendere gli effetti degli incendi boschivi molto più devastanti: se infatti le cause di innesco rimangono per lo più di natura dolosa, la propagazione del fuoco può essere favorita dalla bassa umidità della vegetazione e del suolo, oltre che dalle condizioni atmosferiche. Più incendi boschivi non significano solo riduzione del patrimonio forestale e perdita di biodiversità, ma anche peggioramento della qualità dell’aria e ulteriori emissioni di gas climalteranti.