La fertilità del dubbio
Osservare i nostri comportamenti e certezze, con il fine di comprenderne le origini, ci permette di modificare il nostro punto di vista e di riconnetterci con i nostri veri bisogni e desideri. Con un po’ di coraggio, anche la nostra vita può iniziare a modellarsi su di noi.

In un suo testo [1], Jung affronta la scottante questione del potere dell’immaginazione e di come le idee possano impadronirsi dell’individuo e piegarlo al loro volere. Infatti, scrive:
 “Se un uomo immaginasse di vedere in me il suo peggior nemico, e mi uccidesse, io sarei morto per una pura immaginazione”.
Questa affermazione è molto forte e a primo acchito potrebbe sembrare una provocazione. Eppure, se ricordiamo in quale epoca storica visse Jung, possiamo riconoscere come quel periodo fu caratterizzato da fenomeni di questo tipo. Infatti, in quei tempi si verificarono le persecuzioni degli ebrei, le guerre mondiali e i conflitti ideologici in Russia. Molto probabilmente, in quegli anni diversi individui si uccisero spinti dalle loro convinzioni. L’obiettivo di questo articolo non è quello di parlare delle guerre tra i popoli, ma di riflettere insieme circa le convinzioni che generano azioni a loro volta spinte da sentimenti di rabbia, ostilità e rifiuto, influenzando anche le scelte di vita. Insomma, a nostra insaputa, a volte finiamo schiavi di alcune idee che per qualche motivo abbiamo abbracciato; e pur di non entrare in dissonanza con esse, rischiamo di mettere a repentaglio perfino la nostra esistenza. Verrebbe da domandarsi: “Se ci obblighiamo a seguire perentoriamente certe posizioni, possiamo ritenerci veramente liberi?”.
 
[1] Jung C.G. (1940) “Psicologia e Religione” . (1998) Bollati Boringhieri.
 

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