Il sentire comune è quello di essere degli individui singoli in se stessi, ci rivolgiamo a noi stessi chiamandoci “io”. Quando si inizia un lavoro interiore, si scopre non soltanto che questo “io” è composto da una molteplicità, ma anche che c’è un altro “io”, un Amico, un fratello che ci accompagna sin dalla nascita e della cui guida e sagge indicazioni non dovremmo mai fare a meno.
“Finché non ne prenderai coscienza, l’inconscio governerà la tua vita… e tu lo chiamerai destino”. Questa è una delle frasi più conosciute di Carl Gustav Jung, ma cosa voleva dire e cos’è l’Inconscio? Molti avranno sentito parlare di Inconscio a proposito delle esperienze dolorose che vengono rimosse o dimenticate. Ormai è opinione comune che le relazioni che abbiamo instaurato con le persone che si sono prese cura di noi fin dai primi mesi di vita, siano prototipi delle nostre future relazioni. Stiamo parlando di quasi vent’anni in cui il sistema nervoso si struttura oltre che a livello psicologico, anche a livello neuronale, e purtroppo le esperienze dolorose creano delle ferite che lasciano segni molto profondi. In questi casi può succedere che, per un meccanismo di protezione, la psiche si organizzi come può per difendersi da ulteriori attacchi dello stesso tipo. È come se una parte di noi si ponesse sempre nella condizione data dalla paura dello shock primario, una specie di fantasma nascosto nell’ombra.