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Gentile dott.ssa Finetti, le scrivo provando un misto di rabbia e dolore, dopo aver subito una discriminazione sessuale sul posto di lavoro. Un episodio sì, ma che avrà i suoi effetti sul mio futuro professionale (ho 29 anni) e anche economico. Dopo sei anni che lavoro in quest’azienda, che si occupa di investimenti finanziari, vedo promuovere un ragazzo che è entrato in azienda lo scorso anno. Quando vado a chiedere spiegazioni, mi viene detto con un sorrisetto ironico che lui: «È un uomo, in questo settore è più a suo agio e saprà prendere decisioni più lucide”. Quello che noto è che, come le mie colleghe, rimaniamo aggregate sul fondo della piramide e siamo quelle che guadagnano meno. Perché permangono certe discriminazioni, malgrado si finga il contrario sbandierando le “quote rosa”?
Gentile lettrice, è vero, studi recenti, trasversali a più settori professionali, dimostrano che in media le donne guadagnano meno dei loro colleghi uomini, a parità di titolo o di qualità di prestazioni. Ed io stessa sono rimasta allibita di fronte a una mia zia, di una certa età, la quale serenamente mi diceva che aveva ricevuto i nomi di due medici neurologi dai quali potersi recare per farsi visitare, ma che: «In queste cose mi sento più sicura a essere visitata da un uomo, ci capiscono di più!».
Siamo vittime noi stesse di una cultura fuorviante che getta le sue radici nell’epoca della cultura maschilista. La civiltà occidentale è culturalmente e religiosamente la risultante del pensiero maschile, il quale ha unilateralmente suddiviso le competenze e deciso i ruoli. L’effetto delle battaglie femministe ha portato solo a uno sterile ribaltamento: spesso la donna ha abbandonato il proprio lato femminile per restituirsi un valore ma, recuperando e stimolando solo l’aspetto maschile in sé, si è alienata da se stessa.
Anche nella religione vi è stato l’errore di considerare la mente, o “anima razionale”, come elemento spirituale ascrivibile alla coscienza dell’uomo. Ma la Mente alla quale ci si riferisce nella mistica come “mente divina” è qualcosa di molto diverso dalla mente razionale alla quale siamo abituati a pensare, soprattutto in Occidente.