L'emersione dell'ombra

Ma facciamo un esempio pratico. Un mio amico mi raccontava della sua difficoltà a dire di “no” agli altri: presta denaro a chi glielo chiede (spesso senza vederselo restituito); aggiunge ore non pagate al suo lavoro; è sempre disponibile per la madre, che è invadente e richiedente. Visto dall’esterno, riceve apprezzamento venendo considerato: generoso, buono, altruista. È stato un “bravo bambino” e so che le sue manifestazioni di rabbia venivano punite, oltre a essere stato iper-protetto e affettivamente manipolato. Questo è un esempio di come siano stati stimolati in una persona solo gli estremi di alcune funzioni, lasciando scissi gli aspetti d’ombra relativi. Saper dire “non posso”, mettere dei limiti sani all’altro che ci invade, esprimere noi stessi senza vergogna e senza curarci delle aspettative degli altri, quando serve e quando il contesto lo richiede, significa saper usare e muoversi liberamente fra i due opposti di una funzione archetipale. C’è un momento per dare, e un momento per trattenere a sé. C’è un momento per aiutare gli altri, e un momento per aiutare noi stessi. 
A questo punto arriviamo all’emersione dell’ombra. I contenuti e le funzioni lasciati scissi, non espressi nella vita, continuano a gonfiarsi dell’energia potente presente nell’inconscio (qualcuno la definì “carica libidica”) e, prima o poi, erompono alla luce, alla vita. Ad esempio, un uomo che ha sempre tenuto scissa la propria rabbia è soggetto prima o poi a esplosioni violente nei confronti dell’ambiente, oppure, rivolge contro di sé tale rabbia, a volte con conseguenze estreme. In una società dove l’adattamento, la cultura, la religione, tentano di manifestare solo gli aspetti in luce di un archetipo, l’emersione dei lati in ombra mangia l’uomo, portandolo all’efferatezza. Soprattutto quando ad essere scisso è il contatto con i propri bisogni più istintivi e le emozioni represse. Gli archetipi si attivano in “complessi” che si aggregano intorno ad emozioni scisse e dolore non ascoltato. La maggior parte dell’umanità non si cura del proprio mondo emozionale e non contatta o non sa cosa fare delle emozioni intense da cui viene attraversata. Nell’età adulta, tutto ciò che non è stato incontrato, conosciuto in noi, si manifesterà con comportamenti squilibrati, ansie, patologie psico-fisiche. Sintomi di un’ombra che preme per essere riconosciuta. E questo è un fenomeno che si riflette poi nel collettivo, che rispecchia una nevrosi mondiale e prepara l’emersione di un’ombra collettiva che guiderà gli uomini come burattini.
Se ogni essere umano si prendesse cura delle proprie ferite e dei propri bisogni spirituali, la guerra, la distruzione, il seviziare gli animali e la Natura, sarebbero fenomeni che, gradualmente, scomparirebbero…
In conclusione, l’equilibrio fra gli opposti sembra la chiave per una visione limpida della realtà interna ed esterna. Un prete forse ricerca solo la luce e rinnega le proprie ombre, un sociologo o un politico sono risucchiati dalla materia e dai fenomeni di massa. Siamo materia, psiche e spirito: che il nostro abbraccio divenga così ampio da comprendere tutto ciò che è dentro di noi, e poi, fuori di noi.