diventare come bambini
Gentile Dr. Bertolini,
ho sempre trovato difficile conciliare la ricerca della conoscenza con l'idea cristiana di "diventare come bambini". Come possiamo essere semplici e allo stesso tempo aspirare alla saggezza? Non c'è il rischio di cadere in una sorta di ingenuità spirituale?
Caro lettore,
La sua domanda tocca un punto cruciale della spiritualità cristiana e di molti percorsi spirituali. Questo apparente paradosso tra la ricerca della conoscenza e l'invito alla semplicità è un tema che ha affascinato e talvolta confuso molti cercatori spirituali nel corso dei secoli.
Per esplorare questa questione, vorrei concentrarmi su un passaggio specifico del Vangelo di Matteo 11:25 che ci offre una prospettiva illuminante su questo tema. In questo versetto, Gesù pronuncia queste parole: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te».
Perché la verità divina dovrebbe essere nascosta ai "sapienti e ai dotti" e rivelata ai "piccoli"? Non dovrebbe essere il contrario? Non sono forse i saggi e gli eruditi i più adatti a comprendere le profonde verità spirituali?
Per comprendere appieno, dobbiamo prima di tutto considerare il contesto storico e culturale in cui Gesù le pronunciò. Al tempo di Gesù, la società giudaica era fortemente stratificata, con una classe di scribi e farisei che si consideravano i custodi della conoscenza religiosa. Questi "sapienti e dotti" spesso si vantavano della loro erudizione e della loro stretta osservanza della legge, creando una barriera tra loro e il popolo comune. Gesù, con le sue parole, sta sfidando questa visione elitaria della spiritualità. Sta suggerendo che la vera comprensione delle cose divine non è una questione di intelligenza o di erudizione, ma di apertura del cuore e di umiltà dello spirito.