Abbiamo parlato delle cause della crisi climatica e degli effetti, spesso devastanti, sul nostro pianeta, tanto che si comincia a parlare non più di crisi, ma di emergenza climatica. Per fortuna esistono soluzioni che agiscono proprio su quei due elementi, cause ed effetti, e si chiamano rispettivamente mitigazione e adattamento (di quest’ultimo ci occuperemo nel prossimo numero).
La mitigazione è la riduzione, fino all’azzeramento, delle emissioni di gas climalteranti, cioè dei composti che alterano l’equilibrio radiativo (effetto serra) della Terra, provocando così il riscaldamento del pianeta e gli effetti a catena sul sistema climatico e sugli ecosistemi. Si parla di mitigazione nelle politiche ambientali da trent’anni, ma è solo nell’ultimo periodo, a seguito dell’aggravarsi della crisi e della maggiore consapevolezza a livello scientifico, che la questione è, per fortuna, entrata stabilmente nel dibattito politico e pubblico. La mitigazione è infatti una soluzione che va adottata a livello internazionale: servirebbe a ben poco ridurre le emissioni in un singolo stato o continente, se quelli limitrofi non agissero nello stesso senso. Siamo ormai giunti alla 27a edizione delle COP (Conference of Party), gli incontri internazionali a cadenza annuale tra rappresentanti istituzionali di tutti i paesi del mondo, per stabilire accordi per la riduzione dei gas serra. Un accordo importante, che rappresenta tuttora un obiettivo strategico, è stato siglato a Parigi nel 2015 (COP-21), dove, in base alle evidenze della comunità scientifica, si è stabilita, come soglia critica di riscaldamento, 2°C, rispetto all’epoca pre-industriale, oltre la quale gli effetti sul pianeta potrebbero diventare irreversibili. Per mantenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2°C (possibilmente entro 1.5°C), ogni stato deve definire un percorso per il proprio contributo alla mitigazione. Gli stati dell’Unione europea hanno per esempio concordato di azzerare le emissioni nette entro il 2050. Si parla di emissioni nette perché esistono anche assorbimenti naturali di gas serra, che possono fornire un contributo nel ridurre la concentrazione dei gas serra in atmosfera. Tutti gli organismi vegetali sono infatti in grado di assorbire CO2 dall’atmosfera. Potremmo inoltre, a breve, avere a disposizione sistemi tecnologici di cattura e stoccaggio di carbonio, in grado di ridurre ulteriormente tali concentrazioni, sebbene la loro efficacia, economica e tecnologica, sia ancora da verificare.