come lavorare con i sogni
Gent.ma dott.ssa Valerio,
ho l'abitudine di scrivere i miei sogni, o comunque quel che mi ricordo di essi. Coglierne il senso per me non è semplice, spesso necessito di un supporto, non essendo uno specialista. Ho accumulato molto materiale in questi ultimi anni, che vorrei riprendere per rileggere i sogni in sequenza. Potrebbe darmi qualche suggerimento su come effettuare utilmente questa lettura? A quali punti dare importanza, come trovare delle connessioni, e qualche chiave di lettura può aiutarmi per i diversi elementi? Grazie per la sua risposta.
Gentile Lettore, tenere traccia dei sogni, trascrivendoli, è già in sé un’abitudine terapeutica, che apre il dialogo della nostra coscienza con la psiche profonda e con il linguaggio della notte. In genere è molto importante anche raccontarli a qualcuno, perché non restino “sigillati” all’interno di noi stessi ma divengano messaggi condivisi, parole che si scambiano. Infatti contengono sempre annotazioni che l’Io non conosce ancora, per cui da soli non riusciamo a cogliere il nuovo, l’ignoto, la prospettiva che aprono. Come potrebbe la coscienza riconoscere ciò che non sa ancora?
 Lei però desidera compiere un lavoro di rivisitazione personale di quanto ha raccolto. In tale prospettiva si può per esempio scegliere un tempo lungo in cui rileggerli a voce alta, tutti di seguito. Poi possono essere ripresi cogliendone le “serie”, i temi ricorrenti, i nuclei narrativi, fermandosi quando un insieme le sembra in sé concluso e significativo. Vengono così segnati i motivi tipici che ricorrono, approfondendoli tramite le amplificazioni, scrivendo le connessioni e lasciando che altre informazioni ci raggiungano. Non siamo tanto noi che cerchiamo, ma veniamo trovati: quando ci soffermiamo intensamente su un tema, spesso lo incontriamo di nuovo nel tempo successivo, ci si fa incontro e si presenta sotto forma di un libro, una poesia, un’immagine, un incontro.