Gent.mo prof. Serra,
in alchimia si parla del corpo come vaso, e nel percorso di autoconoscenza e trasformazione si ritiene anche il corpo materiale come un elemento che viene sottoposto a un processo di trasmutazione. In che modo il nostro corpo materiale si trasforma durante l'evoluzione spirituale? Ci sono delle trasformazioni "chimiche" che l'iniziato può percepire durante i suoi gradi di iniziazione?
L’alchimia, dal significato del termine di origine greca, con successive incorporazioni dall’arabo, cerca la trasformazione della materia mediante fenomeni chimici. Il suo obiettivo era conseguire la pietra filosofale e l’elisir di una vita immortale. Questa dinamica è stata proiettata nella dimensione psicologica e spirituale della persona. Tutti questi processi mirano a un punto chiave, che si riflette nella sua domanda: la trasformazione, la trasmutazione.
Una serie di immagini e testi biblici mi sono d’aiuto per addentrarmi nella risposta, forse non in modo diretto ma circolare, per facilitare il calarsi in profondità. Come presupposto, l’antropologia biblica sostiene l’unità della persona, anche se con diverse dimensioni. La separazione radicale di corpo e anima corrisponde di più a un approccio platonico, che considera la dimensione materiale come una realtà corrotta, lontana dall’ideale. La metempsicosi, la trasmigrazione delle anime o la reincarnazione, sviano anch’esse dal concetto di unità della persona. Invece, l’incarnazione di Dio in Gesù non implica una rinuncia corporale, ma la sua esaltazione. Tutti i processi spirituali conducono a vivere l’umanità fino in fondo, cioè l’essere in essenza ciò che si è chiamati a essere. Spesso questo passa inosservato, perché bisogna avere una speciale visione per rendersi conto che non si tratta di prescindere dal corpo, dalla materia, per essere la massima realizzazione di se stessi. Al contrario, prescindere dal corpo sarebbe soccombere alla tentazione dell’idealismo, frammentare il proprio essere e allontanarsi dal vangelo.