Gentile prof. Serra, 
mi sono imbattuto nella bellissima poesia di William Ernest Henley dal titolo Invictus, il cui testo – pubblicato nel 1875 – pare abbia ispirato l’azione di Nelson Mandela. Henley fu uomo dalla vita travagliata e sofferente, non so se credesse in Dio, ma di certo la sua poesia è una delle più belle preghiere laiche che mi sia capitato di leggere. La riporto per permettere anche ai suoi lettori di poterla apprezzare.  La mia domanda: è possibile che esista una spiritualità non legata al Senso del Divino? Un rapporto profondo e consapevole con la propria anima, può sopperire al bisogno di Dio? 
“Dal profondo della notte che mi avvolge,/Buia come un abisso che va da un polo all’altro,/Ringrazio qualsiasi dio esista/Per la mia indomabile anima./Nella feroce morsa delle circostanze/Non mi sono tirato indietro né ho gridato./Sotto i colpi d’ascia della sorte/Il mio capo è sanguinante, ma indomito./Oltre questo luogo di collera e di lacrime/Incombe solo l’Orrore delle ombre,/Eppure la minaccia degli anni/Mi trova, e mi troverà, senza paura./Non importa quanto stretto sia il passaggio,/Quanto piena di castighi la vita,/Io sono il padrone del mio destino:/Io sono il capitano della mia anima”.


Il poeta e giornalista inglese William Ernest Henley (1849-1903) scrisse a 26 anni il poema che, con il tempo, prese il titolo di Invictus e che venne pubblicato 15 anni più tardi.