tecnica e scienza

Secondo un recente rapporto Istat, le donne laureate nelle materie tecnologiche, scientifiche o matematiche risultano essere circa un terzo rispetto ai colleghi uomini. Ciò non dipende, come si potrebbe pensare nel senso comune, da un’inadeguatezza del pensiero femminile, ma da una serie di fattori e stereotipi che scoraggiano le allieve già dai banchi di scuola, depistandole dall’intraprendere un percorso tecnico-scientifico. Le più intraprendenti, magari incoraggiate da insegnanti meno prevenuti, tentano di farsi strada negli ambienti scientifici, scontrandosi però spesso con una mancanza di pari opportunità nella possibilità di lavorare o di fare carriera.
Come un baluardo che venga strenuamente difeso, il campo è custodito da un maschile che, con ironia - a volte, con un certo disprezzo difensivo - saluta le new entry femminili, permeandole di un alone di inadeguatezza e incompetenza. Una donna inizia allora a irrigidirsi, cercando di essere perfetta e di non commettere errori, sapendo che potrebbero esserle fatali. In linea generale, sebbene in ambienti più giovanili si vada invece appiattendo la disparità delle funzioni di genere, le donne vengono spesso tenute meno in considerazione. 
L’influenza culturale e pseudo-scientifica getta le basi per ciò che una donna sente di poter realizzare. Malgrado quanto idealmente si pensi, in pieni anni 2000, il retaggio di generazioni di donne che venivano inviate prima a “economia domestica” e poi alle “scuole magistrali”, si fa ancora sentire. «Ma tu sei una donna, non è meglio un indirizzo umanistico?».