a cosa serve la filosofia


Viviamo in un momento storico in cui un cervello che si ferma a ponderare, a riflettere su se stesso e sul mondo intorno a lui, è diventato inutile. Non c’è più tempo per fermarsi e per respirare, per dare alla mente la possibilità di guardare cosa accade nelle proprie profondità. La corsa è estenuante. 
E così, durante lo stop causato dalla pandemia, abbiamo osservato un incremento del disagio psichico e del disturbo psichiatrico nella collettività mondiale. Quando l’iperstimolazione è costante e crescente, uno stop repentino del subbuglio esterno riaccende un grido interno che c’è sempre stato, ma che grazie al frastuono incessante poteva essere ignorato. Una volta arrestata la confusione, tanti si sono accorti che “il re da molti anni camminava nudo”. Conoscersi, riflettere, apprendere a distinguere i propri desideri da quelli inoculati dalla società, dalla famiglia, dagli amici, non è un’attività secondaria. Molti dei giovani di oggi non conoscono l’importanza di saper formulare un pensiero coerente con i propri valori fondamentali. Perché non sanno nemmeno quali siano i valori che abitano nel loro cuore, non ci hanno mai riflettuto. E neppure sono abituati a sviluppare e difendere una deduzione propria o comprendere in profondità la postura di chi ragiona diversamente da loro. Partire coscientemente da un punto di vista diverso dal proprio, a cosa serve se non a indisporci e a farci venire il mal di testa? A cosa serve imparare a guardarsi dentro, se nel tentativo di farlo proviamo solo tanto dolore?