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Gent. Dott.ssa Finetti,
mi riferisco alla sua rubrica nel n. 26 di questa rivista, chiedendole una delucidazione sull’emersione dall’ombra di alcuni archetipi in alcune epoche, che hanno “l’intento” di equilibrare una situazione sociale e culturale che risulta squilibrata. Lei è una psicoterapeuta, e mi chiedo se questo argomento, visto da un prete, un politico o un sociologo sarebbe inquadrato in modo differente. Grazie per la sua gentile risposta.
Gent.mo Lettore, quando parliamo di archetipi, entriamo nel regno dell’inconscio, cioè in una dimensione che unisce in sé l’aspetto della psiche (anima) e quello dello spirito (il Sé). Un terreno nel quale queste due realtà si incontrano, essendo gli archetipi dei modelli di idee (semi di una Mente generatrice) che gettano le basi per tutta la creazione di ogni forma di Vita. Essi rappresentano i pilastri della psiche umana: l’archetipo della madre, del padre, del figlio … Ma anche ogni funzione che l’uomo può esprimere in sé: gli istinti, l’amore, la creatività, la mente logica o intuitiva, ecc. nonché regolano, attraverso la grande mente istintiva, tutte le funzioni della natura nel suo senso più ampio.
Ogni archetipo ha in sé due aspetti, uno di luce e uno di ombra. Esso manifesta cioè la possibilità di funzioni creative, di ideali che vanno nella direzione dell’espressione dell’amore, della comunione, di un adattamento alla vita che tenga conto di se stessi e degli altri esseri viventi. Un’altra parte tende alla distruzione, agli istinti, alle manifestazioni egoiche, al caos, all’espressione di emozioni negative, ma tutto questo nell’essere umano esiste. Così come la creazione ha bisogno anche della possibilità della distruzione, ad esempio, quando c’è bisogno di costruire qualcosa di nuovo. Vita e morte, per generare nuova vita, e nuova morte. Espansione e limite devono rimanere in equilibrio. Luce e ombra devono rimanere in equilibrio, e l’uomo è chiamato a essere un ponte di congiunzione fra questi due aspetti. Un compito difficilissimo. Seguire la spinta dei propri istinti “egoici”, individuali, è una fase necessaria per conoscersi, esprimersi, prima di apprendere a contenere i propri desideri per vivere in armonia con gli altri. Una fase che molto spesso, nel bambino piccolo, viene repressa a favore del solo adattamento alle richieste e aspettative della famiglia e del mondo. Cioè, l’adattamento solo all’esterno soffoca e inibisce la conoscenza di sé e delle proprie dimensioni inconsce, che rimangono in ombra.
mi riferisco alla sua rubrica nel n. 26 di questa rivista, chiedendole una delucidazione sull’emersione dall’ombra di alcuni archetipi in alcune epoche, che hanno “l’intento” di equilibrare una situazione sociale e culturale che risulta squilibrata. Lei è una psicoterapeuta, e mi chiedo se questo argomento, visto da un prete, un politico o un sociologo sarebbe inquadrato in modo differente. Grazie per la sua gentile risposta.
Gent.mo Lettore, quando parliamo di archetipi, entriamo nel regno dell’inconscio, cioè in una dimensione che unisce in sé l’aspetto della psiche (anima) e quello dello spirito (il Sé). Un terreno nel quale queste due realtà si incontrano, essendo gli archetipi dei modelli di idee (semi di una Mente generatrice) che gettano le basi per tutta la creazione di ogni forma di Vita. Essi rappresentano i pilastri della psiche umana: l’archetipo della madre, del padre, del figlio … Ma anche ogni funzione che l’uomo può esprimere in sé: gli istinti, l’amore, la creatività, la mente logica o intuitiva, ecc. nonché regolano, attraverso la grande mente istintiva, tutte le funzioni della natura nel suo senso più ampio.
Ogni archetipo ha in sé due aspetti, uno di luce e uno di ombra. Esso manifesta cioè la possibilità di funzioni creative, di ideali che vanno nella direzione dell’espressione dell’amore, della comunione, di un adattamento alla vita che tenga conto di se stessi e degli altri esseri viventi. Un’altra parte tende alla distruzione, agli istinti, alle manifestazioni egoiche, al caos, all’espressione di emozioni negative, ma tutto questo nell’essere umano esiste. Così come la creazione ha bisogno anche della possibilità della distruzione, ad esempio, quando c’è bisogno di costruire qualcosa di nuovo. Vita e morte, per generare nuova vita, e nuova morte. Espansione e limite devono rimanere in equilibrio. Luce e ombra devono rimanere in equilibrio, e l’uomo è chiamato a essere un ponte di congiunzione fra questi due aspetti. Un compito difficilissimo. Seguire la spinta dei propri istinti “egoici”, individuali, è una fase necessaria per conoscersi, esprimersi, prima di apprendere a contenere i propri desideri per vivere in armonia con gli altri. Una fase che molto spesso, nel bambino piccolo, viene repressa a favore del solo adattamento alle richieste e aspettative della famiglia e del mondo. Cioè, l’adattamento solo all’esterno soffoca e inibisce la conoscenza di sé e delle proprie dimensioni inconsce, che rimangono in ombra.