Gent.ma dott.ssa Finetti,
durante un viaggio in Israele, abbiamo varcato una specie di barriera tra il mondo cristiano e quello musulmano. La nostra guida ci ha esortato a nascondere i nostri simboli cristiani, come crocifissi, madonnine, ecc. per non incorrere in guai seri. Tutti abbiamo obbedito, impauriti. Ora, se noi siamo fedeli, crediamo nel nostro Dio, e mi ricordo che da bambini ci dicevano che eravamo “l’esercito del Signore”, perché non abbiamo mostrato resistenza oppure, per paura, rifiutato di proseguire la visita? Non le sembra che quel voler nascondere la nostra appartenenza sia come abiurare la nostra religione?
Gent.mo Lettore,
mi ha inizialmente sorpreso questa sua domanda rivolta a questa rubrica, poi mi sono chiesta quali connessioni poter incontrare dietro le apparenze… Parto dal suo punto di vista personale, che rispetto, per ampliare un po’ un tema che sento di interesse generale.
Nella tradizione cristiano-gnostica la Vita è ritenuta troppo preziosa per essere messa a rischio da atti di estrema resistenza. Numerosi martiri cristiani hanno perso la loro vita per non abiurare al proprio credo. Eppure, il vero credo è custodito profondamente nel proprio cuore, e forse non è così essenziale mostrarlo al mondo, a costo della propria vita. Sotto il profilo del lavoro interiore, il tempo è prezioso, la vita che si prolunga ci dà la possibilità di continuare la nostra trasmutazione interna, di aprire a poco a poco il nostro cuore e ampliare il nostro grado di coscienza, percependo l’unione con l’altro da noi e con tutto il creato.