E' davvero possibile conoscere e gestire le nostre emozioni per evolvere? Scoprilo leggendo questo articolo.

Decidere di investire tempo, energie e denaro per conoscere meglio se stessi è una scelta molto importante; lavorare su di sé conferisce significato alla nostra vita, sviluppando la possibilità di veder soddisfatti i nostri bisogni più profondi e di poter gestire al meglio le nostre potenzialità. È un viaggio di ritorno a se stessi, al proprio nucleo essenziale; un progressivo spogliamento dai condizionamenti e dai modelli comportamentali che abbiamo adottato per adattarci all’ambiente e sentirci sostenuti e protetti. Questa pesante armatura, questo repertorio, di ruoli potranno ancora tornare utili, ma saremo noi a decidere quando e come.

Un po’ come la scorza che riveste un seme, che deve necessariamente aprirsi per permettere al germoglio di mettere radici profonde e poi slanciarsi verso il cielo, e diventare un albero adulto. Così, dovremo imparare a fare a meno di queste sovrastrutture che nella nostra intimità non hanno ragione di essere.

Restando alla metafora vegetale, potremmo aggiungere che anche l’uomo - come l’albero - si trova a vivere tra terra e cielo, traendo nutrimento da entrambi. E anche lui può, a sua volta, dare molti frutti, diventando infine nutrimento per altre forme di vita.

L’uomo racchiude in sé la capacità di immaginare e di codificare le immagini in linguaggio, quindi la capacità di pensare, di produrre delle idee attraverso le quali cercare di interpretare la realtà.

Ci si può innamorare di questa ricerca, del piacere della scoperta di nuove possibilità di interazione con gli altri esseri e con il tutto, che ci circonda e ci anima.

Nel percorso di conoscenza di sé è molto importante il lavoro sulle emozioni; tra il mondo delle idee e il mondo della vita biologica, tra la terra promessa delle nostre più alte aspirazioni e la dura realtà quotidiana c’è un immenso mare (o una galassia) di emozioni, in cui vivono tantissime creature: alcune bellissime, altre mostruose.

E chi vuole navigare deve imparare il nome di tutti questi “esseri”, dialogando con loro, provando a star loro accanto con disponibilità, chiedendogli chi sono e cosa vogliono da noi, e come si sentirebbero se fossero soddisfatti i loro desideri; trasformandoci così di fatto nel nutrimento di cui essi hanno bisogno. Questo cibo - al contrario di ciò che si potrebbe pensare - probabilmente coincide con i nostri stessi bisogni: riconoscimento, affetto, amore.

Allora anche le creature mostruose possono trasformarsi in potenti alleati, i quali -invece di ostacolarci nel percorso - diventano nostri compagni nella ricerca della “creatura” più bella che vive nel profondo del mare… il fiore d’oro dell’anima.