Gli antichi greci dicevano che il passato scorre davanti ai nostri occhi mentre il futuro giunge da dietro le nostre spalle. Questa affermazione piuttosto enigmatica e paradossale ci stimola a riflettere.
Un modo di considerare questo enunciato potrebbe riguardare il fatto che, nell’atto di osservare il presente, tra l’osservatore (che incarna il frutto del proprio passato) e l’oggetto osservato, cioè la realtà, si interponga una lente costituita da una serie di fattori che appartengono al nostro passato, di cui non siamo pienamente coscienti.
In altre parole sarebbe a dire che vediamo il presente attraverso il filtro di una serie di fattori inconsci che si sono cristallizzati nella nostra psiche, formando dei veri e propri codici di lettura di noi stessi e dell’ambiente. Alcuni di questi codici hanno cominciato a fissarsi dentro di noi molto tempo fa, nella preistoria del nostro vissuto, quando eravamo un feto nel grembo materno e cominciavamo a recepire delle impressioni legate agli stati d’animo di nostra madre.
Un feto comincia a registrare delle informazioni che lo riguardano: ad esempio, una gestante che sta vivendo con gioia la propria gravidanza trasmetterà al feto un messaggio molto confortante al quale egli attribuirà un significato del tipo “sono desiderato”, “sono amato”. Nel caso opposto in cui la madre stia vivendo invece la gravidanza come un grosso problema il codice che andrà formandosi potrebbe essere “io sono un problema”. Chiaramente i codici che si fissano più tenacemente sono quelli formati da impressioni che si sono ripetute molte volte lasciando un’impronta profonda.
Questo principio di ripetitività è molto conosciuto da chi si occupa di propaganda e dai pubblicitari; ciò che viene ripetuto molto frequentemente, finisce inequivocabilmente per assumere un carattere di verità. Va tenuto in considerazione il fatto che questi dati si fissano nella memoria emotiva e quelli che si sono formati nella fase pre-verbale della nostra vita non possono essere stati correlati da parole, tuttavia la loro valenza di carica emozionale è molto potente.
Nel corso della nostra esistenza il numero e la complessità di questi codici aumenta considerevolmente, alcuni di essi riguardano la nostra identità altri sono più generici e sintetizzano significati legati alle relazioni ed all’ambiente: ad esempio, “non fidarti degli sconosciuti”. L’insieme di queste etichette, che connettendosi l’una all’altra vanno a formare stringhe complesse, finisce per creare una rete di criteri paradigmatici che utilizziamo per interpretare la realtà. L’espressione popolare “ogni testa è un piccolo mondo” esprime molto bene il carattere assolutamente soggettivo della nostra visione del mondo e la difficoltà di avere una visione obiettiva della realtà.
Quindi tornando all’antico detto, forse non viviamo il presente per ciò che è, ma perciò che crediamo che sia e allora come potremmo esser chiaro veggenti e vedere il futuro?
Siamo veramente padroni del nostro passato? Riusciamo a riconoscere i nostri codici personali? È possibile riprogrammarci consapevolmente?
Noi siamo convinti che rispondere affermativamente sia possibile e che ciò sia un obiettivo che si può raggiungere con una certa gradualità, in tempi che dipendono in gran parte dalla serietà e dalla motivazione personale. Ovviamente si vivranno momenti di crisi in cui la struttura stessa della nostra personalità verrà destabilizzata, ecco perché questo lavoro va condotto, con sicurezza, all’interno di un gruppo e con la supervisione di una guida esperta.
I dati della nostra storia sono registrati nella nostra memoria emotiva che, come la scatola nera che c’è a bordo di ogni aereo, ha registrato tutto ciò che è accaduto durante il viaggio. Nella terminologia usata in Quarta via l’archivio virtuale dei codici è chiamato CPF (centro delle prime forme), se siete interessati ad approfondire questo argomento vi rimandiamo alle nostre pubblicazioni ed alle riviste di studio.
Buon viaggio
Un modo di considerare questo enunciato potrebbe riguardare il fatto che, nell’atto di osservare il presente, tra l’osservatore (che incarna il frutto del proprio passato) e l’oggetto osservato, cioè la realtà, si interponga una lente costituita da una serie di fattori che appartengono al nostro passato, di cui non siamo pienamente coscienti.
In altre parole sarebbe a dire che vediamo il presente attraverso il filtro di una serie di fattori inconsci che si sono cristallizzati nella nostra psiche, formando dei veri e propri codici di lettura di noi stessi e dell’ambiente. Alcuni di questi codici hanno cominciato a fissarsi dentro di noi molto tempo fa, nella preistoria del nostro vissuto, quando eravamo un feto nel grembo materno e cominciavamo a recepire delle impressioni legate agli stati d’animo di nostra madre.
Un feto comincia a registrare delle informazioni che lo riguardano: ad esempio, una gestante che sta vivendo con gioia la propria gravidanza trasmetterà al feto un messaggio molto confortante al quale egli attribuirà un significato del tipo “sono desiderato”, “sono amato”. Nel caso opposto in cui la madre stia vivendo invece la gravidanza come un grosso problema il codice che andrà formandosi potrebbe essere “io sono un problema”. Chiaramente i codici che si fissano più tenacemente sono quelli formati da impressioni che si sono ripetute molte volte lasciando un’impronta profonda.
Questo principio di ripetitività è molto conosciuto da chi si occupa di propaganda e dai pubblicitari; ciò che viene ripetuto molto frequentemente, finisce inequivocabilmente per assumere un carattere di verità. Va tenuto in considerazione il fatto che questi dati si fissano nella memoria emotiva e quelli che si sono formati nella fase pre-verbale della nostra vita non possono essere stati correlati da parole, tuttavia la loro valenza di carica emozionale è molto potente.
Nel corso della nostra esistenza il numero e la complessità di questi codici aumenta considerevolmente, alcuni di essi riguardano la nostra identità altri sono più generici e sintetizzano significati legati alle relazioni ed all’ambiente: ad esempio, “non fidarti degli sconosciuti”. L’insieme di queste etichette, che connettendosi l’una all’altra vanno a formare stringhe complesse, finisce per creare una rete di criteri paradigmatici che utilizziamo per interpretare la realtà. L’espressione popolare “ogni testa è un piccolo mondo” esprime molto bene il carattere assolutamente soggettivo della nostra visione del mondo e la difficoltà di avere una visione obiettiva della realtà.
Quindi tornando all’antico detto, forse non viviamo il presente per ciò che è, ma perciò che crediamo che sia e allora come potremmo esser chiaro veggenti e vedere il futuro?
Siamo veramente padroni del nostro passato? Riusciamo a riconoscere i nostri codici personali? È possibile riprogrammarci consapevolmente?
Noi siamo convinti che rispondere affermativamente sia possibile e che ciò sia un obiettivo che si può raggiungere con una certa gradualità, in tempi che dipendono in gran parte dalla serietà e dalla motivazione personale. Ovviamente si vivranno momenti di crisi in cui la struttura stessa della nostra personalità verrà destabilizzata, ecco perché questo lavoro va condotto, con sicurezza, all’interno di un gruppo e con la supervisione di una guida esperta.
I dati della nostra storia sono registrati nella nostra memoria emotiva che, come la scatola nera che c’è a bordo di ogni aereo, ha registrato tutto ciò che è accaduto durante il viaggio. Nella terminologia usata in Quarta via l’archivio virtuale dei codici è chiamato CPF (centro delle prime forme), se siete interessati ad approfondire questo argomento vi rimandiamo alle nostre pubblicazioni ed alle riviste di studio.
Buon viaggio