Il nostro modo di vedere la vita, la nostra personalità e i nostri codici più profondi si costruiscono attraverso le relazioni della prima infanzia e gli sguardi ricevuti e penetrati nel cuore. Questo segna l’impronta della relazione che da adulti avremo con noi stessi e con gli altri.
«Guarda mamma! Mamma, guardami! Guardami mamma!». Sono urla gioiose lanciate a ogni prodezza, tra gli spruzzi d’acqua creati dai loro tuffi, di alcuni bambini in età prescolare, sui 4-5 anni, mentre le madri stanno chiacchierando con i piedi in ammollo a bordo vasca. Siamo nella piscina dedicata ai più piccoli, e sembra quasi che per loro nulla stia davvero accadendo senza l’attenzione e l’apprezzamento materni.
Una mamma butta l’occhio distratta, senza smettere di ascoltare l’amica, dicendo: «Sì, bravo Simone».
Un’altra sbuffa: «Ok, ti ho vista Martina, ma ora smetti di urlare!». Una terza, allarmata, intima: «Fermo Riccardo, che ti fai male!».
I bambini, imperterriti, a ogni salto ripetono con entusiasmo la stessa invocazione, come fosse un mantra, come se soltanto lo sguardo delle madri potesse accertare le loro imprese. Si sente tutta l’importanza che attribuiscono al fatto di essere visti.